di Andrea Novelli
Direttore Consorzio Agrario Ancona
È ormai evidente che quando i media decidono di occuparsi di agricoltura, debbano necessariamente fare sensazione e creare allarmismo: allarmismo sulla qualità, sulla sanità, sul costo dei prodotti, per cui solo i più facoltosi potranno permettersi un piatto di pasta o il pane!
Mai una volta che si faccia riferimento a numeri o dati oggettivi: si decide prima il concetto, magari ad effetto e su questo si crea il filone di informazione, tanto, come diceva Gaber, un concetto finché resta un’idea è soltanto un’astrazione e quindi è meglio non dargli un riscontro concreto; avanti quindi ad inventarsi teorie nutrizionali fantasiose, parametri qualitativi salvifici, fattori anti nutrizionali sconosciuti e micidiali e l’immancabile cospirazione speculativa che la multinazionale di turno sta mettendo in atto per distruggere la biodiversità, affamare i consumatori ecc. ecc.
Messo in moto il meccanismo, parte l’effetto domino: se la notizia funziona e fa effetto inizia a replicarsi sui social, nei forum, nei notiziari, giornali, e via andare, amplificandosi ad ogni passaggio.
Ultima, ma non ultima della serie, è la notizia, riportata da quotidiani autorevoli e rimbalzata anche in televisione, relativa ai prezzi record del grano derivante da una forte contrazione produttiva a livello mondiale, a problemi di natura sanitaria delle colture e quotazioni del frumento ai massimi degli ultimi anni, con ripercussioni rilevanti sui prezzi finali degli alimenti: pane, pasta pizza, tutto.
Allarme generale, ancora una volta il consumatore è chiamato a preoccuparsi molto e a stare in campana.
Peccato che chi opera nel settore, con i magazzini pieni di grano e che si misura quotidianamente con prezzi di mercato inferiori ai costi diretti di produzione, non si sia accorto di niente se non tramite il telegiornale: ma come, dovremmo essere sommersi di richieste di grano e finalmente venderlo a prezzi dignitosi e invece niente, mercati stagnati, bollettini fermi e pochissime richieste!
A questo punto è forse meglio dare un occhiata ai numeri reali e fare un breve analisi della situazione cercando di capire quale sia la produzione e quanto grano c’è nei magazzini e di cosa ci si debba realmente preoccupare.