Salvaguardare la fertilità del suolo garantendo una nutrizione sostenibile delle culture senza penalizzare le rese: sono questi i principali obbiettivi emersi dalla giornata di approfondimento organizzata dalla Unimer e rivolta ad agricoltorie tecnici del Consorzio Agrario di Ancona.
Tale realtà, attiva dal 1969, è infatti leader nello sviluppo e nella produzione di ammendanti e concimi organo-minerali e vanta un importante stabilimento produttivo anche nel cuore dell’appenino marchigiano, ad Arquata del Tronto, interamente ricostruito dopo il terremoto del 2016.
“Fra i principali interessi di ogni azienda agricola, infatti, dovrebbe esserci quello di salvaguardare ciò che sta alla base della propria sussistenza: il terreno.” Sono state queste le parole con le quali Alessandro Di Majo, amministratore delegato della società, ha voluto introdurre il tema della discussione. È sufficiente analizzare i dati relativi alla quantità di sostanza organica presente nei nostri campi, infatti, per rendersi conto di quanto tutto ciò sia, molto spesso, dimenticato. Decenni di agricoltura specializzata hanno infatti determinato un impoverimento dei terreni con una diminuzione della loro naturale fertilità e tutte le conseguenze che ciò comporta sul piano ambientale. Questa costante e progressiva perdita di nutrienti non solamente determina un calo delle rese ma impatta negativamente anche sulla qualità, e sul valore, dei terreni stessi.
Del resto, le motivazioni che impongono al settore primario di puntare verso una sempre maggiore sostenibilità sono sia di natura politico/legislativa (es. New Green Deal) che pratica. Una effettiva sostenibilità ambientale, infatti, può anche avere degli effetti sul piano economico garantendo raccolti qualitativamente e quantitativamente migliori. Obiettivo che la Unimer, da oltre cinquant’anni, si è posta andando a sviluppare ammendanti per migliorare la fertilità del suolo apportando sostanza organica e di concimi organo-minerali per nutrire meglio le culture.
Mezzi tecnici che, come ricordato dall’agronomo Roberto Zangrillo, limitano anche le perdite legate a fenomeni quali dilavamento, volatilizzazione, fissazione ed insolubilizzazione, con un impatto positivo sia contro l’inquinamento delle falde acquifere che nell’effettiva capacità di assorbimento dei nutrienti da parte delle coltivazioni. Questioni sempre più sentite dagli imprenditori agricoli ed alle quali la moderna tecnica può e deve fornire delle soluzioni non solamente per le aziende biologiche, ma soprattutto per la maggior parte delle imprese agricole condotte in convenzionale.
Grande l’interesse da parte degli imprenditori agricoli presenti che hanno poi potuto visitare anche il moderno stabilimento di Arquata. Una struttura moderna ed interamente progettata in 4.0 ricostruita dopo il sisma del centro Italia con una capacità produttiva annua di oltre 60.000 tonnellate di prodotto.