di Alberto Maria Alessandrini
Se è vero che molto spesso, quando si parla di burocrazia italiana, la tragedia si trasforma in farsa, all’interno di Ageanon hanno di certo voluto smentire questa tendenza. Dopo aver creato lungaggini e difficoltà continue nell’adozione delle nuove e “moderne” procedure per la presentazione della domanda Pac 2024 e non paghi -poi- di aver equiparato i tecnici dei CAA a dei Boomer poco avvezzi alla tecnologia, ecco che oggi corre ai ripari istituendo la War Room. Uno strumento che dovrebbe fronteggiare la situazione di caos determinata da quella stessa burocrazia che ora pretenderebbe di gestirla disattendendo ogni suggerimento fin qui arrivato dal mondo dei tecnici e degli operatori del settore.
La “stanza della guerra”
Un termine molto yankee, solitamente riferito a quei luoghi destinati a coordinare situazioni di emergenza e crisi, che evidentemente deve aver motivato molto i funzionari Agea padrini dell’iniziativa. Dei burocrati divenuti ormai paladini della digitalizzazione ad ogni costo (anche di quella fatta con sistemi informatici e programmi nati male e sviluppati peggio) in eterna lotta con quegli “analfabeti digitali” che vivono di agricoltura. Idea geniale?! Ai fruitori l’ardua sentenza, ma sembrerebbe che molti uffici tecnici, pur avendone fatto richiesta di accesso, siano ancora ad attendere e quei pochi che abbiano potuto accedervi abbiano risolto ben poco. Una “stanza della guerra” della quale i beneficiari, al momento, sono stati lasciati sull’uscio.
E poco importa se il c.d. sistema Agea continua a perseverare nella sua “politica” contro i CAA o se le difficoltà che ancora oggi si riscontrano nel chiudere gli endoprocedimenti (a chiamarli atti, domande, istanze sarebbe stato troppo banale e poco elegante!) siano sempre maggiori. Difficoltà molto evidenti, ad esempio, per le domande agroambientali, nel validare fascicoli di grosse dimensioni o nel chiudere tutte le attività legate alle domande di richieste di aiuti per gli agricoltori. Criticità che ormai, a distanza di mesi, sono integralmente ascrivibili al sistema informatico AGEA, la quale da un lato continua a non voler riconoscere la situazione di caos, ma dall’altro corre ai ripari aprendo questa sorta di sportello per gli utenti molto cinematograficamente chiamato War Room.
A rischio gli anticipi Pac
Una situazione che mette a repentaglio non tanto la domanda definitiva, che alla fine fra difficoltà e qualche imprecazione dei tecnici deputati alla compilazione sarà comunque portata a termine, quanto la possibilità per l’agricoltore di ottenerne l’anticipo Pac (fondamentale per molte aziende soprattutto visto l’andamento economico e produttivo delle ultime annate agrarie). Simile pericolo anche per tutte le domande agroambientali, stante il complessissimo meccanismo per presentarle previsto da Agea, la qual cosa potrebbe anche rivelarsi dannosa non solo per le aziende agricole. Nella rendicontazione che devono fare le regioni per soddisfare la famosa N+3, ovvero il report da portare a Bruxelles per dimostrare i raggiungimenti di spesa legati agli obbiettivi del PSR e del nuovo CSR, il ritardo che tale situazione sta determinando potrebbe avere effetti tutta l’altro che positivi.
Un immenso caos dove, all’apparenza, nessuno ci guadagna. Ci rimettono gli agricoltori ai quali viene ritardato il pagamento della Pac, ci rimettono i tecnici che compilano le domande con estrema difficoltà e ci perdono anche gli enti pubblici le cui attività di controllo sono legate al buon esito di tutte queste procedure. Una confusione in cui, forse, gli unici a cantare vittoria, saranno i funzionari di Agea che come Nerone potranno gioire suonando la lira, però, di fronte ad un mondo ormai in fiamme.