Alla fine di febbraio una gelata siberiana ha flagellato la nostra penisola. Le Marche sono state tra le regioni più colpite dalla neve. Soprattutto il gelo, però, ha provocato i danni maggiori. Parliamo di danni soprattutto agli olivi, ad alcune tipologie di alberi da frutto (quelli precoci) alle coltivazioni da vivaio od ortaggi invernali. Certamente le coltivazioni autunno vernine non hanno, per il momento, molto risentito, salvo l’aver disperso il concime, per chi l’ha distribuito, a causa delle copiose piogge prima e dopo la nevicata. Oppure qualche danno l’avremo sul ritardo del primo taglio degli erbai da fieno per chi questo anno ha rinnovato (nuova semina) le coltivazioni da
foraggio.
Comunque possiamo però affermare che, salvo in alcune zone od areali ristretti, grossi danni non sono stati subiti, o meglio danni da poter richiedere “la calamità naturale”. Ma soprattutto è sbagliato chi – ai primi fiocchi di neve, stracciandosi le vesti – può ipotizzare un danno di circa 300 milioni per l’agricoltura come se avesse la linea diretta con il Padre Eterno, conoscendo in anteprima quando e come finirà l’ondata di maltempo. Tanto è vero che ci illuminano anche sui danni per la pesca, in quanto i nubifragi di neve e vento hanno bloccato i pescherecci sull’Adriatico fino a far dimezzare (sic!) il pescato (come se la neve od un forte vento fosse un evento inaspettato ed estremamente occasionale). Ma dove si raggiunge l’apoteosi è quando si parla di danni agli allevamenti, in quanto a causa delle basse temperature dovute al maltempo “si attendono anche morti ed aborti nelle stalle dove gli allevatori stanno mettendo i cappotti ai vitellini e hanno acceso le lampade termiche a luce rossa, mentre l’acqua negli abbeveratoi viene scaldata fino a una temperatura di 20 gradi oppure lasciata sgocciolare…” con tanto d’intervista di allevatori di montagna…
Questo credo che sia troppo anche per chi non conosce a fondo l’agricoltura, non solo perché urlare sempre “al lupo al lupo” sminuisce e rende poco credibile chi si lamenta per danni veramente subiti; ma soprattutto far passare gli allevatori per degli sprovveduti ed un po’ ebeti, è offensivo ed immeritato.
Non esiste e, ripeto, non esiste allevatore che non sappia che in inverno c’è sempre il rischio dell’abbassamento repentino delle temperature e rischi di gelate. Cappottini od altre amenità del genere le lasciamo a chi “sentenzia” sulle spalle di “chi si fa il mazzo” sotto la neve allevando bestiame al pascolo o allo stato semi brado. E vi garantisco che so di cosa parlo! Non esiste allevatore, degno di questo nome, che si faccia trovare impreparato in inverno: forse gli può essere successo, una volta, forse in parte, ma mai una seconda; l’esperienza insegna!
Comunque sia, forse anche questa l’abbiamo scampata. Al contrario un silenzio assordante sempre dalle stesse persone nei confronti del Consorzio di Bonifica, i cui costi sono sulle spalle degli agricoltori e con tutto il rispetto in cambio di nulla Né manutenzioni di fiumi o torrenti (vedi il fiume Misa o il Musone… solo come esempio), né manutenzione di fossi, né di strade rurali. Non solo nella valle dell’Aso ad oggi 28/03/2018 lo stesso Consorzio, forse farà più danni del maltempo, minacciando di non aprire le condotte delle irrigazioni con la motivazione che gli agricoltori non pagano (sic!). Cosa in molti casi non solo falsa, ma assolutamente risibile in quanto il Consorzio, lo sappiamo bene noi della Provincia di Ancona, è prontissimo a mandarci raccomandate e cartelle esattoriali se rimaniamo in ritardo sui pagamenti della tassa che chiamano quota associativa o contributo consortile (ari sic!!!). Purtroppo l’avevamo previsto, avevamo previsto dove sarebbe sprofondato il Consorzio, per questo, ne eravamo stati convintamente alla larga, noi di Confagricoltura! E se tanto ci dà tanto, peggio sarà…
Ci auguriamo, al contrario, che la Regione Marche intervenga decisamente sulla Bonifica Marche, come più volte abbiamo sollecitato, evitando che gli agricoltori subiscano ulteriori danni economici, questi sì da un maltempo provocato.

Alessandro Alessandrini