di Alberto Maria Alessandrini

Il fatto che la digitalizzazione imposta dal nuovo Quaderno di campagna elettronico sia una questione spinosa per le aziende agricole è un dato di fatto, così come sono ugualmente note a tutti le difficoltà connesse alla concreta applicazione di tale percorso che subito aveva destato reazioni.

Complessità che la recente circolare Agea n. 58 del 20 maggio 2024, ha provato a mitigare tramite una corposa ricognizione sulla funzionalità del nuovo Quaderno di Campagna dell’agricoltore (Qdca). Strumento trionfalmente annunciato dall’Agenzia come la tanto attesa rivoluzione digitale (in grado di agevolare lo scambio di dati fra impresa e Pubblica Amministrazione) ma che, come facilmente intuibile, ha già trovato non poche difficoltà non solamente a livello delle aziende ma addirittura fra i tecnici dei Caa.

Tale puntuale digitalizzazione di una imponente mole di informazioni circa le lavorazioni aziendali svolte, le tipologie di trattamenti utilizzate, le modalità di lavorazione, etc.. richiederà, infatti, un impegno non indifferente per la compilazione. Onere che al momento né le imprese, né i centri di assistenza agricoli, sembrano in grado di poter sopportare.

Da qui la principale novità introdotta dalla sopra citata circolare che, nei fatti, prevede per la campagna in corso la possibilità di continuare con la tenuta del registro cartaceo. Una sorta di deroga rispetto alle precedenti intenzioni che avrebbero voluto il 2024 anno di debutto del nuovo quaderno. Tre le ipotesi al momento prospettate quindi:

1) Tenuta del registro cartaceo presso l’azienda (come avvenuto fino ad adesso)
2) Utilizzo di appositi software disponibili sul mercato per la tenuta del quaderno elettronico (naturalmente a pagamento) dai quali operare poi il travaso delle informazioni sul portale SIAN
3) Accesso diretto al Sian e compilazione del registro tramite l’applicativo Qdca appositamente predisposto (operazione che l’azienda potrebbe fare anche in autonomia ma che, nei fatti, sarà delegata ai rispettivi Caa)

Tre possibili alternative a disposizione dell’agricoltore dalle quali deriveranno, però, alcune conseguenze. Infatti, mentre chi opterà per la tenuta digitalizzata del registro potrà usufruire di controlli “semplificati”, coloro i quali vorranno continuare ad utilizzare il vecchio metodo cartaceo continueranno a poter essere oggetto di verifica più accurata e completa, con le medesime modalità fino ad ora utilizzate.

Al netto di tale differenziazione restano fermi alcuni elementi, fra cui le informazioni minime che dovranno essere comunque riportate e tenute in considerazione in particolare:
• Parcella agricola di riferimento, data inizio e fine conduzione, uso del suolo;
• Identificativo appezzamento, fasi colturali e fenologiche;
• Giorno del trattamento fitosanitario e prodotto utilizzato, modalità esecuzione;
• Tipologia di fertilizzante, modalità di applicazione e superficie interessata;
• Registro delle irrigazioni, superficie interessata, fertirrigazione e modalità di distribuzione;
• Identificazione sito di stoccaggio;
• Identificativo macchinario, data controllo funzionale;
• Ruolo ed anagrafica dell’operatore, numero del certificato di abilitazione del patentino.

Tale mole di dati dovrà, poi, essere trasmessa entro 30 giorni solari successivi alla scadenza annuale del termine di presentazione previsto per le domande tardive, (25 agosto). Inoltre, viene anche prevista una ulteriore finestra temporale per la trasmissione dei dati del Qdca al 31 gennaio dell’anno successivo a quello della presentazione della domanda unica così da permettere la trasmissione delle informazioni inerenti le coltivazioni portate a termine nella seconda metà dell’annata 2024.

Una situazione complessa quindi che, se da un lato può far tirare un momentaneo sospiro di sollievo alle imprese, dall’altro è una triste riconferma di alcuni atavici mali che affliggono il nostro paese: il continuo ricorso a deroghe per arginare norme bizantine di complessa attuazione e l’assoluta incapacità di creare riforme che semplifichino il sistema non solo nelle intenzioni ma anche nei fatti.

Amara considerazione che, però, è perfettamente in linea con quanto fino ad ora creato dalle politiche agricole comunitarie e nazionali: drastico taglio dei contributi a sostegno del settore ed impressionante aumento della burocrazia e dei consti ad essa connessi.