di Alberto Maria Alessandrini
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Con queste parole George Orwell indicaval’ipocrisia di alcuni regimi specializzati nella distorsione del significato delle parole, e nella manipolazione della verità, per giustificare le loro azioni.
Situazione, purtroppo, tragicamente aderente a quanto stiamo assistendo nei confronti di alcune “buffe” prese di posizione sulla recente inchiesta sul latte adulterato. Premesso che, trattandosi di un indagine allo stato ancora embrionale, spetterà alla magistratura verificare (e nel caso sanzionare) la fondatezza delle indagini, resta quanto meno curioso osservare l’imponente attacco mediatico messo in atto da una organizzazione agricola locale. Proprio chi, in teoria, dovrebbero tutelare gli allevatori ed il comparto agroalimentare marchigiano non solo si glorifica con video social a reti unificate attribuendosi il merito dell’inchiesta, con una chiosa che dà quasi la sensazione di emettere condanne preventive in barba ad ogni principio garantista tipico di uno stato di diritto. Situazione al limite del surreale sia perché si ignora (o si finge di ignorare) come l’intera inchiesta sia in realtà partita a seguito delle segnalazioni di alcuni ex dipendenti, e non grazie a qualche manifestante al confine con l’Austria, ma soprattutto perché si attacca in maniera preventiva una delle poche – grandi – eccellenze dell’agroindustria regionale.
Una veemenza insolita, proveniente da quelle stesse voci sempre molto solerti a condannare le imprese che non intendono tingersi di giallo ed al tempo stesso estremamente garantiste verso i propri tesserati. È vero che, spesso, per veicolare efficacemente un messaggio una qualche semplificazione giornalistica si rende necessaria. Ma questo non lo si può fare ad ogni costo, rinunciando a spiegare situazioni e problemi ben più complessi.
Le enormi importazioni di latte dall’estero, ad esempio, potranno certamente rappresentare un problema. Ma come mai non ci si interroga del perché oggi sia più conveniente far arrivare cisterne dalla Polonia rispetto che produrre latte in Italia, o nelle Marche? Parimenti, con quale faccia da un lato si vuole esaltare il made in Italy e la crescita del nostro export ma ci si nasconde dietro ad un dito non ricordando che la produzione nazionale non sarà mai in grado di assicurare materie prime per tutta la pasta o i formaggi che ci vengono richiesti in tutto il mondo?
Tutelare l’agricoltore significa, in primo luogo, garantirgli un reddito adeguato, non assecondare una burocrazia ormai allo sbando (quaderno di campagna elettronico, nuova PAC, piani di sviluppo rurale farneticanti, etc) e contrastare con ogni mezzo le euro-follie green spesso molto poco ecologiche ma certamente redditizie per alcune sacche di potere.
Voler colpire a tutti i costi realtà come Cooperlat – TreValli prima ancora che ci sia un rinvio a giudizio o raccogliere firme contro l’operazione, necessaria, di riorganizzazione aziendale portata avanti dal gruppo Moncarosono campagne certamente utili sul piano mediatico ma molto poco lungimiranti proprio per i motivi sopra esposti. Non voler comprendere che dalla stabilità di certi grandi gruppi dipende anche la valorizzazione di prodotti fondamentali per il sistema agricolo regionale – oltre che un lavoro garantito a centinaia di famiglie – costituisce un danno non solo per quelle realtà imprenditoriali colpite (che magari non sono sindacalmente amiche), ma anche per tutti gli allevatori, gli agricoltori o viticoltori marchigiani.
Una visione errata, questa, e quasi “orwelliana” della questione quasi a voler ricordare che “tutti gli agricoltori sono uguali ma quelli disposti a mettersi cappellino e laccetto intorno al collo sono più uguali degli altri”. Una distorsione del ruolo stesso che dovrebbero avere le organizzazioni di categoria che da corpi intermedi a tutela degli interessi di un comparto produttivo diventano, a tutti gli effetti, movimenti politici. Leader sindacali che non tutelano più gli operatori del loro settore, ma si occupano prevalentemente di ricercare un consenso sempre più ampio. Perché sarà pure importante essere Forza Amica del Paese ma, forse, sarebbe prima ancor più importante essere Forza Amica degli Agricoltori Italiani e… Marchigiani.