di Alberto Maria Alessandrini
È un ennesimo ed incomprensibile colpo nei confronti di tutti gli agricoltori quello appena inflitto da parte di Agea con l’introduzione del quaderno di campagna elettronico, con relativo registro dei trattamenti informatizzato. Un modo per alleviare le incombenze delle aziende? Assolutamente no, anzi un inutile e gravoso ulteriore adempimento che andrà a rendere la gestione burocratica delle operazioni culturali ancora più complesse di quanto già non sia.
La circolare del 14 Marzo 2024
Con circolare del 14/03/2024, infatti, l’Agenzia ha stabilito l’obbligo, per tutte le aziende agricole, di informatizzare sul portale SIAN le informazioni fino ad oggi riportate sul quaderno di campagna caricandole entro 30 giorni dalla scadenza della domanda unica di pagamento. Adempimento che dovrà essere fatto direttamente dall’agricoltore, circostanza difficilmente credibile per quelle realtà di minori dimensioni visto la complessità dell’operazione, oppure tramite il rispettivo CAA mandatario.
Un’operazione con lo scopo di eliminare della carta a favore della più moderna digitalizzazione? Non esattamente, anzi un ulteriore aggravio che costringerà agricoltori e terzisti a gestire una mole di dati impressionanti (lavorazioni, semine, operazioni colturali, trattamenti, concimazioni, etc..) per ogni ettaro di terra amministrato. Dati che andranno quindi comunicati direttamente ad Agea con tutto ciò che ne conseguirà soprattutto in caso, ad esempio, di errore nella trasmissione (circostanza tutt’altro che improbabile visto i complessi sistemi informatici dell’agenzia) o ritardo. Non sempre, infatti, digitalizzare diventa un bene a maggior ragione in un sistema complesso ed inefficiente come quello italiano. Basta pensare alle migliaia di inconvenienti, blocchi, errori che qualsiasi procedura informatica già oggi crea nella gestione delle aziende italiane (Domande Pac, assegnazioni UMA, etc..)
Burocrazia e balzelli
Tutto questo se da un lato andrà ad aggiungere ulteriore burocrazia dall’altro creerà indirettamente, un ulteriore balzello costringendo la maggioranza delle aziende ad affidarsi ai propri centri di assistenza delegando tale obbligo. Un servizio che, naturalmente, avrà un costo reso ancor meno sostenibile alla luce delle recenti diminuzioni dei pagamenti che la nuova Pac ha già imposto.
La situazione ha del surreale e dimostra, per l’ennesima volta, la prevaricazione dell’apparato burocratico nei confronti non solo del settore, ma anche della stessa classe politica che, invece, sarebbe chiamata a controllarlo e gestirlo. Il tutto in un momento di forti proteste da parte dell’intero comparto primario che, oltre a non essere ascoltato, viene così ulteriormente penalizzato.
Esempi surreali
Ma per rendersi realmente conto di come tutto questo potrà trovare applicazione concreta nella quotidianità aziendale, è sufficiente pensare che, ad esempio, nel caso in cui ci si dovesse dimenticare di riportare sul quaderno elettronico di aver effettuato una banalissima trinciatura sotto un oliveto, Agea potrebbe automaticamente intervenire sanzionando l’azienda per la mancata minima manutenzione prevista dalle regole PAC (con relativa decurtazione del premio). Non parliamo poi della prescrizione in tema di trattamenti fito-sanitari che prevede l’obbligo di indicare data ed ora dell’intervento. Tutti quei terzisti che, magari nella stessa giornata, intervengono su più appezzamenti di differenti proprietari saranno ora tenuti appena usciti dal campo a chiamare i rispettivi clienti che dovranno contattare a loro volta i propri centri CAA per la prevista comunicazione. Decine di telefonate giornaliere solo per rendere ancora più semplice il lavoro di chi dovrebbe controllare, che da oggi potrebbe tecnicamente farlo comodamente seduto nel proprio ufficio.
Ed ovviamente poco importa se, per permettere ciò, si dovrà gravare ulteriormente sul già poco tempo a disposizione di ogni imprenditore agricolo. Categoria già in subbuglio da mesi che come risposta alle istanze manifestate in ogni strada d’Italia si ritrova l’ennesimo, surreale sgambetto fatto da quella burocrazia che si prova a contrastare.
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